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Full text of "Le donne vendicate : dramma giocoso per musica : da rappresentarsi nel Teatro del Falcone, la primavera dell'anno 1759 .."

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LE  DONNE 

VENDICATE 

Dramma  giocofo  per  Mufica 
DA  RAPPRESENTARSI 
NBL  TEATRO  DEL  FALCONE 
La  Primavera  dell'  Anno  1759. 
DEDICATO 
ALLE 

NOBILISSIME  DAME 

M 

NOBILISSIMI  CAVALIERI. 


GENOVA, 
STAMPERIA  GESINIANAI 
Si  vendono  in  Scurreria  aella  ^ecca 
Stamperia, 


P  E  R  S  O  N  A  G  G  I. 

DORÀLICE  La  Big.  Cecilia  Ricci  Romana. 

CASIMIRO  La  Sìg,  Angiola  Leon^ardi  detta  la  Tacca^^ 
rìni  Rrmana, 

ELEONORA  La  Sig.  Lavinia  Guadagni  V^nez^ian^ì 
VOLPINO  11  Sig,  Giovanni  Leonardi  Romano. 
LIVIETTA  La  Sig,  Caterina  Refiorìnì  Bologne fe. 
ROCCAFORTE  11  sig,  Giacomo  Caldìnelli  Veneziano; 
FLAMINIO  il  Sig.  GtamkmiM  ^ffi(>rini  Bplognefo^ 

MUSICA 
Di  varii  Amori/ 

PROTESTA; 

LE  Toci  ii  Fato.  Defiinoy  Deità  ^  adorare  e^c.  Sono 
pure  qfpre  IBoni  poetiche ,  ma  non  fentimcnti  di  chi 
protetta  cffer  vero  Cattolico 


INVENTORE,  E  DIRÈTTORE  DE*  BALLI. 

Il  Sig.  Giufeppe  Salamoni  detto  di  Pùrtogallo, 

Efeguiti  daVfcguenti. 

n  Sig.  Giufeppe  Salamoni  Sig.  Anna  Ricci 

di  Venezitir 

Il  Sig.  Giambattifta  Galanti-  Sig,  Elena  Buttini  di 

tini  fiorentino,  lano. 

Sig.  Giufeppe  Giovanini  Ar-  Sig.  Colomba  Ricci  Roma* 

colani  Bolognefe ,  na  . 

§ig.'  Antenié  Taflbni  Uo*  Sig.  Giacinta  Radaelli  dì  Mi4 

d:>nefe .  lano. 

Il  vcftiario  di  vaga ,  ricca  e  bizzarra  invenzione* 
Del  éig.  Framefi^  Baffo  Genove/e  . 

-     M  U  T  A     I  O  N  i   D  I  SCENE. 

Atto  ^riìitò  Jltrio  j  Càmera  é 
Atto  Secondo  Camera, 
Atto  Terzo  Camera, 


Die  6.  Maji  1759., 
Imprimatur.  Pro-Vicarius  S.  Officii  Genuae, 

Imprimatur.  Ex  authorit.  Excellentifs.  &  lUuftrifs.  Magi-^ 


ATTO  I. 

S  C  E  N  A  L 

Sala  con  Tavola  apparecchiata ,  c  Lum^ . 

Cafmiro  ,  Roccaforte  ,   Volpino  ,  e  Flaminio 
mangiando ,  e  bevendo, 

TUTTI. 

Viva  viva  r allegria; 
E  la  noftra  compagnia , 
Che  mangiando  non  s'invecchia, 
E  beviamone  una  lecchia , 
Quand'è  buono,  non  fa  male 
Ne  la  Pinta,  ne  il  Boccale. 
Dunque  beviamo. 
Dunque  cantiamo:  [do; 
Viva  chi  mangiale  chi  beve  giocon  - 
Il  più  bel  mondo  di  quefto  non  v  e. 
A  3  Flctm. 


&  A  t  T  d 

flam.  Non  ini  ricordò  mai 

Effer  rtato  sì  àliegrOó 
Kocc.  Gmio  a  Bacco, 

lo  {on  così  giocondo, 
^  Ch'Oi^gi  mi  batterci  con  tutto  il  Mondò.' 
Vop.  Dunque  volere  andare? 

Ci  volete  ialciarc? 

Prima  con  noi  cantate  j 

Beviamo  un'altra  volta  ,  c  pokìa  andate. 
Tutti  Viva,  v^va  l'allegria, 

E  la  noftra  compagnia,  &c. 
Volp.  Se  ci  cran  due  gonclle. 

Si  flava  meglio  alFai. 
Tlam.  io  per  le  beile  Donne 

Tutto,  tutto  darei; 

Anche  dal  petto  il  cor  nii  leverd, 
Rocc.  Ed  io,  ciie  per  natiira 

Son  furiofo,  terribile,  e  feroce. 

Quando  fono  vicino  a  una  bellezza. 

Tutta  cangio  in  amor  la  mia  fierezza; 
Caf.  Tal  io  per  una  Donna, 

Che  d' amor  mi  prometta  oncfto  frutto. 

Spendo,  fervOjfofpiroje  faccio  tutto. 
Voìp.  O  pazzi  quanti  fiete  ! 

Per  le  Donne  cavarli  il  cor  dal  petto  ?  a  Flam. 

E  voi  per  un  vifetto 

Scordarvi  la  bravura?  a  Rose. 

Per  le  femmine  far  trifta  figura?  aCaftm. 

Oh  pazzi  quanti  fiere . 

Impa- 


Primo.  7 
Imparate  da  me.  Faccio  all'amore 
Almcn  con  quattro,  o  fei; 
E  non  piango ,  e  non  getto  ì  foldi  miei  i 
Una  certa  canzone  a  tal  propofito 
A  Milano  ho  imparata 
In  certa  mafchcrata 
Da  Menìchin,  che  non  avca  denaro. 
Ma  però  galantuom,  mio  amico  caro.' 
Donne  belle,  che  pigliate. 

Io  giammai  vi  crederò. 

Via  piangete,  via  pregate. 

Io  di  Voi  mi  riderò* 

Jo  vi  voglio  tanto  bene. 

Maledette,  non  vi  credo. 

Per  Voi  caro  vivo  in  pene . 

Maledette,  vi  conofco. 

Ahi  che  moro  mio  teforo  ! 

^anto  affetti  mio  diietto  l 

Galeotte ,  dilgraziate 

Non  mi  ftatc  a  corbellar,  {parti 

SCENA  IL 

Cafmiro^  Roccaforte^  Flaminio. 

Caf.  TTOlpino  è  fortunato. 

V  Ei  dalle  Donne  è  amato, 
E  nulla  fpcnde,  e  le  deride  in  faccia  « 
Io  non  fo  cola  dir.  Buon  prò  gli  faccia; 

A  4  Flam 


t  Atro 

f/am.  Sòn  tant'anni  ,  eh  io  penò 

Per  aver  da  una  Donna  una  finezza, 
•  E  txii  fugge  ciafcunà,  e  mi  dìfprezjèa. 
€af.  Dir  cònvien,  che  le  Donne 

Amino  chi  le  fprtzza. 

Sprezzino  chi  le  adora. 

Vorrei  fprezzairle  anch'  io , ...  Ma ,  poverine^ 

Mi  fanno  compaflìonc. 

Sono  troppo  impegnato  per  quel  feflb, 

E  fempre  le  amerò  quanto  me  ftcflò 
Èocc.  Eh  corpo  di  Piuton  ; 
F/am.  Con  chi  T avete? 
JRocc.  Con  colui  di  Volpino, 

E  con  quanti  malnati,  e  màlcreati 

Dicono  mal  delle  Donne .  Io  fono  flato 

Amato,  accarezzato j 

Son  per  effe  impegnato. 

E  a  chi  ne  dice  mal,  corpo  di  Batco, 

Vuò  le  braccia  fiaccar,  tagliar  le  rene. 
flam.  Eh  amico,  io  delle  Donne  dico  bene. 
Xocc.  Se  ritrovo  Volpin,  le  lo  ritrovo, 

Lo  voglio  ftritollarc  5 

Voglio  manifcftarc 

Al  mondo  il  mio  valore, 

E  eh'  io  fon  delle  Donne  il  difcnforc. 
Flam  Sì  fate  ben 5  vi  ledo. 

Chi  fa  che  io  non  ritrovi 

Una  Donna  che  m'ami,  e  fia  coftante, 

Rocc. 

I 


Primo.  5) 

Rccc.  Fide  fon  tutte  quante. 
Flam.  Dunque  la  cercherò .  Sentito  ho  adire. 
Che  tanti  fiano  gli  uomini, 
Quante  fono  le  donne  in  quefto  mondo.. 
E' che  ognuno  la  fua  pretender  polfa, 
Anch'io  la  troverò, 
E  addattarmi  al  kio  genio  ancor  faprò. 
So  delle  donne  ogni  coftume,  ed  arte^ 
So,  che  tutte  fon  donne  in  ogni  parte. 
Donne  belle  avete  il  vanto 
Di  piacere,  e  innamorar^ 
E  fe  vano  è  il  dolce  incanto 
Viene  in  campo  il  minacciar 
.   Collo  fdegno,  e  coli*  amore 
D'ogni  fpirto,  e  d'ogni  cor?. 
Voi  fapete  trionfar .  parte 

SGENA  III. 
Roccaforte  foto  : 

IO,  che  cerco  occafion  d'immortalarmi, 
Ecco  il  tempo  opportuno; 
Vcngan  ad  uno  ad  uno 
Delle  donne  i  nemici ,  o  a  dieci,  o  a  cento 
lo  le  donne  difendo,  e  non  pavento. 
Spada ,  fpada  fatale , 
Orribile,  terribile,  beftì^e^ 

A  i  Bada 


1^  Atto 

Bada  ben ,  bada  bene, 

Non  far  come  faccfti ...  Eh  c'  intendiamo . 

Allorché  ci  troviamo 

Alla  rifla,  al  duello 

Kon  mi  cader  di  mano  in  fui  più  bello. 

Difendiamo  le  Donne 

Con  coraggio ,  con  forza ,  e  con  bravura  • 

Vada  via  la  viltà,  v^a  la  paura. 
Se  mi  capita  un'impegno. 
Se  rai  vien  la  moka  ai  nafo. 
Oh  che  lìrage,  oh  che  macello.^ 
Afpettate  if  brutto  cafo, 
Vedrete  que(\o,  e  quello 
Scefo  a  terra  dal  mio  fdegno .• 
Già  lo  vedo,  già  lo  fenro. 
Che  fpavento ,  che  farà  ! 


SCENA  IV. 
\D  or  alice  ^  ed  Eleonoré^. 

T>^r  ir\  Unque  il  caro  Volpino 

U  Si  fa  beffe  di  noi.^ 
Eleo.  Si  me  T  han  detto 

Le  fi^Uiuolc  deir  Ortc  qui  vicino. 

Difgraziato  Volpino 

Canta  contro  di  noi  le  canzonette  ; 

Ci  dice  galeotte,  e  maledette . 
um^  Vor. 


Primo.  h 

Dor.  Quella  indegna  canzone 

L' ho  imparata  ancor  io  . 
Eleo.  D'avcrvela  infognata  il  merto  è  mio. 
D^r.  Se  vien  da  me ,  lo  voglio , 

Come  iiìerra,  trattar. 
Eleo.  Vuò,  che  fi  penta 

D' aver  detto  così . 
Bor.  Confwflb  il  vero, 

Ch  ei  mi  placca,  ma  adeflb 

Non  lo  polTo  vedere. 
Eleo.  Anch'io  l'amai 5 

Ora  non  T  amo  p-ù  5 

Ah  galeotto!  ah  maledetto  Tu! 

S  C  E  N  A  V. 


Volpino  e  dette  y 

Volp./^H  garbate  Signore,      (gli  voltano 
V-/  Io  Vi  fon  fcrvitore.        {le  [palle 
Signora  Doralicc 

Voi  mi  badate  come  fofli  un  Cavolo  ? 
Dor.  Andate ,  andate  al  Diavolo . 
f^olp.  Voi ,  Signora  Eleonora . . . 
Eleo.  Andate  alla  malora. 
r^/j?.Machecofahofatt*io,  ehs  mi  fcacclatc  ? 

A  6  El€0, 


ir  Atto 

Eleo.  Delle  donne  parlate 
Con  un  pò  di  rìfpetto . 
Galeotto  fei  tu  ,  tu  maledetto; 
Volp.  Eh  via ,  che  fon  facezie . 
(Mi  (piacerebbe  affai 
Perder  di  quelle  belle  le  finezze  5 
Aggiuftarla  vedrò  con  due  carezze.) 
Via  cara  Doralice? 
Già  Eleonora  non  fente. 
Lo  sò ,  che  voi  mi  amate . 
Vor..     Donne  belle,  che  pigliate, 
Io  giammai  vi  crederò . 
Via  piangete ,  via  pregate , 
Io  di  voi  mi  riderò. 
Vdp.{K\\\  Sen'è  avuta  a  mal  della  Canzone;  * 
Pazienza:  con  quelt  altra 
Vederò  d' aggiullarla  5 
Procurerò  placarla .  ) 
Eleonora  gentil,  pietà  vi  chiedo. 
EUo.     Maledette ,  non  vi  credo  j 
Maledette,  vi  conofco. 
Galeotte,  dsfgraziate 
Non  mi  ftate  a  corbellar . 
Volp.  (O  Pcttes^o^c  indegne! 
Le  figliuole  dell'Otte 
Han  pubblicata  quella  mia  Canzone; 
E  le  donne  T  han  meco  con  ragione  • 
Vor.  Che  cofa  fate  qui  ì 
Volp.  Son  a  pregarvi ... 

{Yorei 


Primo.  15 

Vorrei  difinganoarvi ... 
T)9r.  Bada,  batta  così 5  nou  vuò  afcoltarvi. 
Eleo.  Sù  pretto ,  andate  via . 
Volp.  Cara  Signora  mia, 
Io  fono  qui  per  dirvi . . . 
E  fon  per  raccontarvi ... 
Eleo.  Io  vi  rìfponderò  coli' irvi,  e  Parvi à 
Folp.  Ma  fappiate  ,  Signora, 

Che  quella  tal  Canzone ... 
I>or.  Non  vi  è  altra  ragione . 
Quefte  parole  voi  le  avete  dette  , 
Noi  non  liamo  galeotte ,  o  maledette  • 
Chi  ferba  amor  in  petto 
Non  può  parlar  così. 
Si  parla  con  rifpetto 
Di  chi  fi  fuole  amar. 
Le  donne  voi  fprezzate 
E  donna  fono  anch'  io 
E  le  voi  m*oltragiate. 
Mi  voglio  vendicar. 


S  G  E  N  A   V  L 


Eleonora^  e  Volpino, 

{f\  Rsù  quella  è  perduta  5 
V-/  Pazienza  vi  vorrà, 

A  7  Quc. 


14  Atto 

Quefta  mi  vuol  più  ben ,  fi  placherà  •  ) 
Ekv.  { Mi  vien  voglia  di  dargli 

Quattro  pugni  nel  grugno.) 
Volp.  E  bcii ,  che  dite  ) 
Eleo.  Dico,  che  andate  via. 
Volp.  Almen  per  cortefìa 

Afcoltatcìni ,  o  cara . 
Eleo.  Niente,  niente, 

Se  il  voftro  dir  mi  ftiicca, 

Vi  pettino  ben  bene  la  parrucca. 
Tolp.  So  pur,  che  a  me  dicelle  tante  volte: 

Mio  caro,  mio  diletto, 

Ho  per  voi  tanto  affetto , . . 
Eleo.  Ah  difgraziato! 

lo  dunque  quella  fon ,  che  tu  burlafti , 

Allor  quando  cantarti  ì 

Ahi  che  moro,  mio  teforo 
Quanto  affetto  !  mio  diletto! 
Tu  galeotto  fei,  tu  maledetto. 
Volp.  Finalmente  uno  fcherzo 

Merta  il  voftro  perdono. 
'Eleo.  Troppo,  contro  di  te  fdegnata  io  fono  . 

Vien  qui ,  Cane ,  vìcn  qui  5  non  ti  rammenti 

I  fofpiri ,  i  lamenti , 

Che  più  volte  facefti 

Per  aver  untantin  della  mia  grazia? 

E  poi  dietro  le  fpallc 

Dici  male  di  me  f 
Volp.  Ma  io  di  voi 

Non 


Primo.  t5 

Non  ho  detto  parola . 
Bleo.  Hai  detto  mal  di  tutte, 
E  in  quelle  tutte  fon  comprefa  anch'io; 
Onde  teco  vuò  far  nel  tempo  Ikflb 
Le  mie  vendette,  e  quelle  del  mio  feflTo.  . 
Vada  vada  mio  Signore 

Si  divetta  a  far  l'amore 

Ma  di  me  poi  non  fi  dolga  • 

Se  lo  pianto  sù  due  piè: 

Vada ,  e  le  dica 

Mia  cara ,  e  bella . 

Voi  fiete  quella, 

Per  cui  patifce 

Quefto  mio  cor. 
'    Ingrataccio  traditor, 

Qiierto  torto  fare  a  me  : 

Sì  me  ne  voglio  vendicar 

Lei  mira?  lei  fofpirar* 

SCENA   VII.  ; 

Volpino ,  poi  CaftmiYo  l  j 

Volp.T  TH  fono  indiavolate, 

\J  Non  v'  e  calo  di  renderle  placatèV 
Ma  che  cofa  ho  da  far?  da  difperarmi? 
Oibò,  fe  Doralice,  ed  Eleonora 
M*han  già  privato  delle  grazie  fue, 
Vi  poflb  rimediar  con  altre  due . 

A  8  Emi, 


rtf  Atto 

Emilia,  e  tivietta... 
Caf  Amico ,  intefi , 

Che  due  belle  con  voi  fiano  fdegnate  l 

Perchè  avere  le  donne  maltrattate. 
Volp.  Io  cke  farci  non  sò .  Mi  prendo  gufto 

Con  qujwfto  ftile  mio; 

Sento  ridere  gli  altri,  c  rido  anch'io. 
Caf.  Ma  fe  così  farete. 

Donna  non  trovaretc. 

Che  amante  di  voi  fia, 
Folp.  Eh  che  di  Donnenonv'ècarcftia. 
Caf.  E'  ver .  Chi  certi  afcolta 

Giovinotti  sboccati 

Par ,  che  ftiano  le  donne  ad  afpettarli  ^ 

E  che  vadan  talvolta  a  ricercarli . 

Ma  sò  per  efperienza , 

Che  ciò  vero  non  è.  Sò,  che  per  farfi 

Una  fpofa,  un'amanre,  ed  un  amica. 

Ci  vuole,  padron  mio,  tempo,  e  fatica. 

P'olp.  Voi  volete  alle  donne  entrar  in  grazia 
A  forza  di  dir  bene. 

Caf.  E  voi  volete 
bifguftarvi  di  loro 
A  forza  dì  dir  male. 

Folp.  Caro  amico , 
Quando  ne  dico  male  applaudon  tutti  ^ 
Quando  ne  dico  ben  ftan  tutti  mutti . 

Caf.  Balla ,  non  vi  configlio 
Inimicarvi  un  fcflb. 


Primo*  «  7. 

Di  cui  so  che  voi  ftcflb  amante  fiete . 
Non  dite  mal,  fe  bene  gli  volete. 
Vi  diè  vita  donna  amante , 
Una  donna  vi  nutrì, 
E  di  donna  il  bel  fembìante 
Lieto  ognor  vi  renderà .  parte 

SCENA  Vili. 
Volpuo  y  e  Lacche . 

HO  pigliato  quell'ufo,  ed  è  difficile,^ 
Obl  io  me  n'  attenga  più.ma  le  ho  perduto 
Doralice,  e  Leonora. 
Emilia,  e  Livietta^ 
Sonò  altre  due  ragazze 
Che  mi  voghono  bene, 
E  con  quefte  fupplire  mi  conviene; 
Ecco  qui  r  avantaggio ,  ^ 
Ch*io  provo, 

Neil' aver  più  innamorate  j 
Se  due  fi  fon  fdegnate. 
Lo  fofFro  con  pazienza  , 
E  paura  non  hò  di  reftac  fenza; 
Che  dolce  cofa 

per  me  Tamar 

Senza  un  amante. 

Non  poflb  ftar 

Se  iòITero  due 

Vor- 


1 8^  Atto 

Vorrei  giubilare 
Se  foflcro  tre. 
Saprei  trachcggiar; 
Con  quattro  non  so,' 
Con  cinque  poi  no . 
Che  gufto,  che  fpaflo 
Con  dieci  far  chiafloj 
Ma  folo  per  una, 
atFetto  ferbar  5 
Con  cento  brillare, 
Ma  fcnza  crepar .  parte 

S  C  E  N  A  IX. 

Eleonora^  poi  Roccaforte^  e  Servai 

Eleon.  C  r,  sì,  vuò,  che  fi  fappìa 

w3  Da  tutta  la  Città  le  ingiurie ,  c  l' onte 
Che  a  noi  ^e  Volpino  ; 
E  fe  amico  dettino 

Fa,  ch'io  ritrovi  un  uomo  di  valore,' 

Voglio  far  a  Volpìn  cavar  il  cuore. 
Rocc.  Belliffima  Eleonora , 

Che  avete  ì  che  mi  fembra 

Di  vedervi  alterata? 
Eleo.  Son  ofFcIa,  fon  punta,  e  fon  fdegnata? 
Rocc.  Eccovi  al  voftro  fianco. 

Eccovi  Roccaforte; 

Porterò  da  per  tutto  c  fttagì,  e  morte  • 

Eleo"^ 


Primo. 

Eleo.  Dite:  avete  coraggio? 
Rocc.  Oh  cofpettone  ! 

A  me  quefto  chiedete? 

Coietto  II  ?  Non  fapetc 

Il  valor  del  mio  braccio? 

Tutti  tremar  io  faccio  . 

Sol  eh*  io  metta  la  mano  a  quefta  fpada  . 

Faccio, che  l'inimico  a  terra  cada. 

Eleo.  Quand'c  così  

Rocc.  Tiburzio, 

Dimmi ,  tu  mi  conoki ,  non  c  vero  f 

Ti  ricordi  quel  giorno, 

In  cui  a  più  di  fei  tagliai  là  faccia?  I 

Ed  a  rrenta  ,o  quaranta  e  gambe.,  e  braccia? 
Eleo.  Bravo,  bravo  davvero, 

Dunque  da  voi  io  fpero. 

Che  la  vendata  fofpirata  avrò  . 
Rocc.  Quanti  quanti  volete ,  ammazzerò 
Eleo.  Chi  m' ofFcfe  è  Volpino . 
Recc.  Eh  con  colui 

Non  mi  prendo  gran  cura. 

Io  io  faccio  morir  foi  da  paura . 

Tiburzio,  ah  chi  fon  io? 

Domandate  a  Tiburzio  il  valot  mio.  o -ti 
Eleo.  (Quelle  fue  gran  bravate  .\:-^^% 

Dubitò,  che  fian  tutte  baggianate.) 
Rocc.  Volpino  in  che  v'  ofFcfe  ? 
Eleo.  Ei  di  fdegno  mi  agcele^ 

Perchè  qucà'  animale 

Non 


iO  A  T  T  O 

Delle  povere  donne  ha  detto  male  T 
Eoa.  E' ver,  di  quell'indegno 

Sono  nemico  anch'  io , 

Di  difender  le  donne  il  vanto  c  mio. 
£l€o.  Dunque  confido  in  voi . 
^oec.  Sì  mio  tcforo, 

Vendicata  farete , 

Ma  qual  mercede  poi  voi  mi  darete  ? 

lEleo.  Quella  cara  mercede , 
Ch'  hanno  i  fedeli ,  ed  onorati  amanti  j 
Poiché,  fc  vi  fon  tanti. 
Che  acculano  le  donne  d*  incoftanza , 
La  loro  infedeltà  la  noftra  avanza. 
Credon,  che  a  lor#con venga 
Vivere  a  modo  loro,  e  voglion  poi, 
Che  fiam  coftanti  noi  5  e  fe  la  Donna 
Dell' cfempio  delf  uomo  fi  prevale  > 
A  tutto  lor  poter  ne  dicon  male . 

Rocc.  Indifcreti  malnati^ 
Io  li  caftigherò. 

Delle  donne  Tonor  vendicherò* 
Andiamo  non  temete , 
Io  vi  vendicherò . 
:Eleoé        Coraggio  poi  avrete? 
Hocc.        Tiburzio,  dillo  tu. 

Un  uomo  più  terribile 
Di  me  giammai  non  fUi 
Veo.        Oimè  mi  fpaventatc. 
Roce.       Ma  colle  innamorate 

Paci- 


Primo.  ì 

Pacifico  farò. 
Eleo,        Se  voi  mi  vendicate, 

Non  vi  difprczzerò, 
Hoce.        Io  fono  formidabjie. 

Chiedete,  comandate. 
Elee.  Oimè,  mi  (paventate! 
Rocc.        Ma  fon  ancora  amabile. 

Chiedete,  domandate, 
Eleo.  Ben,  ben,  vi  proverà. 
a  2.        Andremo,  vedremo 5 

Diremo  sì,onò.  partono 

SCENA  X- 
Livietta^  e  Folgim  . 

Volp.  T>  Offo  fa  per  Lìvietta 

X  In  che  cofa  ho  mancato  ? 

Liv.  Voi  avete  cantato 
Certe  care ,  e  graziofc  canzonette , 
Con  cui  ci  avete  detto  maledette . 

Folp.  Ma  non  hò  detto  a  voi,  non  Uo  parlato 
Di  donne  Bolognefi , 
Dilli  di  donne  fol  d' altri  Paefi . 

Liv.  Sia  pur  come  tu  vuoi  i; 
Sei  (empre  mio  rivale  ,  ] 
Se  del  mio  feffo  tu  dicefti  male* 

P"olp.  Ma  fentimi  Livietta... 

iétv.  Non  odo  un  mqntiior  ,  fei  un  indegno . 
J  ^  V0lp 


2x  Atto 

Folp.  Di  chiarirti  m' impegno 

E  con  le  prove ,  e  con  dottrine  ancora  • 
Ltv.  Che  forfè  lei  Dottor?  ora  capifco. 

Che  un'anima!  tu  fei,  che  fei  un  iciocco. 
Volp.  A  me  tali  ftrapazzi 
Cofpetton  cofpettaflb 
Liv.  Uh  uh  manco  fracaflo 

Finirà  pretto  il  chiaflb ,  e  già  t' afpctta 
Da  tutto  il  feffo  una  crudèl  vendetta . 
Volp.  E  da  Livietta  ancora  ? 
Liv.  Sì  slda  me  più  che  da  ogn'  altra  ognora . 
Folp.  Io  non  credo ,  che  abbiate 

Un  cor  sì  crudo  in  petto. 
Ltv.  Io  non  lo  niego. 
So  piegarmi  ad  un  priego. 
So  cedere  a  un  invito , 
So  far  come  fan  T  altre  : 
Ma  fo  portarmi  ancora 
Al  pan  delle  onefte,  e  delle  fcaltre, 
E  voi  farefte  il  primo  in  quefto  cafo 
Con  le  voftre  dottrine  a  dar  del  nafo: 
òon  giovinetta 
Spiritofetta, 
E  ion  fenflbile 
Al  Dio  d'  amor; 
Ma  fe  poi  rrovomi 
Prcfa  per  bagolo. 
Ne  meno  il  Diavolo 
Mi  da  timor. 
^  W  hai 


Primo.  zy 
M'hai  tu  capito  ^ 

Pazzo  ftordito 

Vanne  in  malora , 

Villan  veftiroj 

Senza  i  tuoi  codici  ^ 

Senza  i  tui  bartoli 

Ancor  Signora 

Son  del  mio  cor« 
Serva  umiliflima 

Signor  Dottor  . 

SCENA  XI. 
f^olpine^  €  poi  Roccaforte. 

Fèlp./^  Uefta  cofa  va  mal,  va  male  aliai ^ 
Ve  Per  riparare  i  guai, 

Camoiar  ftile  coaviene  : 

Rifpettar  il  bel  feffo,  e  dirne  bene. 
Hocc.  Amico,  vi  faluto. 
ro/p.  Oh  fiate  il  ben  venuto. 

Che  fate  in  quefta  cafa? 
K^cc.  Ora  fono  arrivato  : 

La  Signora  Eleonora  ho  accompagnato . 
f^olp.  Di  fervire  Eleonora, 

Sapete  pure ,  che  V  impegno  è  mio  • 
Rocc.  E  quefta  volta  Tho  fervita  io, 
rolp.  Vorrei  lapere  almeno 

Come  la  cofa  «  andata. 

itocc. 


Atto 

Rocc.  Per  V»  r  ho  ritrovata  ; 

Mi  chiamò,  m'accòftai,  le  diedi  il  braccio 

L'ho  condotta  fih  qui  .  Di  voi,  amico, 

Più  non  ci  penfa  un  fico . 

Abbiate,  o  non  abbiate  gelofia, 

Eleonora  fenz' altro  farà  mia, 
Volp.  Qucfto  vcftro  parlare 

Mi  fa  ria  rifcaldare. 
Rocc.  Eh,  giuro  a  Bacco, 

Roccaforte  fon' io  . 
Folp.  Rocca ,  o  Torrione , 

Corpetti  n,  colpettone! 

Paura  non  mi  fate. 
noce.  Ma,  caro  amico,  voi  vi  ritcaldate; 
Folp.  Ditemi, da  Eleonora 

Che  pretendete  voi  ? 
Rocc.  Oh!  quefta  è  bella. 

Pretendo  T  amor  fuo .  ' 
Volp.  Voi  r  amor  fuo  ? 

E  fapete ,  che  io .  . . 
Rocc.  Orsù,  Padrone  mio. 

Noi  vogliamo  così ,  così  farà  ; 
Toìp.  Se  tanto  fi  ardirà, 

Sarannno  piattonate. 
Rocc.  Ma,  cat®  amico,  voi  vi  rìfcaldate; 


SCE 


^   Primo.  ti* 
SCENA  XII. 
Ornerà. 

Eleomra  Livietta  fervita  da  Flaminio ,  e  déftì^} 
Volp\Y^\zvo\o\  anco  Livietta 

!LJ  Ha  trovato  il  Servente,  c  fa  vendetta?  ) 
Liv.  Obbligata  vi  fon,  cara  Eleonora, 

Che  venuta  voi  fiate  a  ritrovarmi . 

E  lei  vuol  onorarmi  a  Flaminio 

Con  tanta  fua  bontà; 

Obbligata  gli  fono  in  verità. 
Eleo.  Eh,  Signor  Roccaforte,  favorifca; 

Ella  m'ha  abbandonata? 
Rocc.  Tutto  voftrb  fon  io. 
Eko.  Molto  obbligata  . 
Fol^f.  Ehi,  Signora  Livietta'. ; 
Ltv.  Flaminio,  a  voi  fi  afpetta 

K\  Pettino  condurmi  quella  fera. 
Folp.  (  Maledetta  fortuna!) 
Liv.  (  Ei  fi  difpera .  ) 
Volp.  Ehi ,  Signora  Eleonora .... 
Eleo.  Avete  intefo;  aRoccaf. 

Voi  ficte  un  uom  prudente. 

Ed  tHere  dovete  il  mio  fervente» 
Volp.  (  Or  or  non  poflo  più  .) 
Eleo.  (  Freme  di  fdegno.  ) 
Volp.  (  Femine  indiavolate .  )  ' 
Liv.  (  Ingrato  !  ) 
Eleo.  (  Indegno  !  ) 
Liv.  Andiamo  al  Feftinp, 
  '  Firn. 


i<  A  T  T  O  # 

flam.  Con  voi  vcnirò. 
f/^p.  Andiamo  al  Cafino. 
tiocc.  lo  voi  (ervirò. 
Volp.  (Un  bel  Babuino 
Reftar  io  dovrò?) 

Tlam.  (  ^  ^-  La  mano  porgete  ; 

Ltv   (  ^  ^-  La  mano  vi  do . 

^      Gentile  voi  fiete, 

Amarvi  faprò. 
Volj},  (  Vedere,  tacere? 

Oh  quefto  poi  nò.  ) 

Colpetto  di  bacco,   lafcia  lafpada. 

Fermate,  o  ch'io  v'ammazzo. 

fTam  ^  ^  ^*  Oimè .    fi fcùjìano  dalle  donne. 

{a  1.  Che?  Siete  pazzo. 

Fùlp.  A  me  di  qucfti  torti 

Si  tan  fu  gli  occhi  miei  > 
Eleo.  .       E  con  chi  parla  lei  ) 
Jéiv.  '   ^*  Noi  fiam  le  Galeotte,' 

Noi  fiam  le  maledette , 

Da  noi ,  che  cofa  vuò  ? 
yolp.  Andate  kellerati.  a  Fiam: 

O  eh'  io  v'  ammazzerò .        a  Rocc. 
Roce.  j  fermi,  non  s'incomodi, 

Flsm.  ^      Io  torto  me  ne  vò.  partono 

£leoé 


P  R  I  M  4^ 
EUo.  Arrogante. 
Ltv.  Iripipertinente . 

a  2.  Predo  andate  via  di  qua . 
F^lp,  Vi  domando  perdonanzia, 

a  2.  Più  per  voi  non  v'  è  pietà  ; 
Volp.  Deh  Signore . . .  ì 

a  2.  Andate  via- 
Volp.  Vi  dimando. 

a  2.  Andate  via. 
Folp.  Perdonanza. 

a  2.  Via  di  qua. 
Volp.  Si  Signora ,  obbedirò . 
Eleo.  Ah  pazienza  me  n*  andrò.  parte 
Liv.  Se  n*è  andato 
Il  (celerato, 

É  mai  più  non  tornerà. 
%^am  (  ^  ^-       ^  andato,  ed  io  fon  q[uà  (  efconè 

Eleo.  Andiamo  ai  Cafino. 

Liv.  Andiamo  al  Pettino. 

Flam.  Con  voi  venirò . 

Volp.  Andate  fcellerati ,      efce  colla  fpada 

O  ch'io  v'ammazzerò; 
Rocc.  Si  fermi ,  non  s' incommodi . 
Tlam.  Xofto  rotto  me  ne  vò . 
a  5  Che  fmania,  che  furore. 

Che  rabbia  fento  al  core. 

Frenarmi  più  non  sò . 

Fine  deU  Atto  Primo.^ 

AT- 


ATTO  IL 

SCENA  I, 
Camera . 
Doralice^  Eleonora ,  e  Livietta. 

Ziv.  QOno  contenta  affai, 

O  Che  la  Signora  Doralice  ancora 

La  noftra  cafa  gentilmente  onora. 
P^r. Frenarmi  non  potei.  Sò,  che  fi  tratta 

Della  caufa  comune; 

E  sò ,  che  tutte  abbiam  lo  fteffo  impegno 
Di  vendicarci  di  Volpino  indegno, 

jEìoo.  Orsù  qui  fiamo  tré. 
Parli  ognuna  di  noi ,  proponga  ognuna 
Al  Bricon  fcelerato 
Qual  caftigo  farebbe  pili  addattato. 

Dor.  Io  dico ,  che  ficcome 
A  far  l*amor  è  avvezzo. 
Trattarlo  con  difprezzo, 
Difcacciario  da  noi ,  fard  un  tormento , 
Un  caiVigo  farà,  che  vai  per  cento. 

jEleo.  Ciò  andrebbe  ben,  (e  tutte 
Foffer  le  Donne  unite, 
Se  lo  fcacciamo  noi,  fi  troverà 
Chi  per  qualche  ragion  V  accetterà  • 


Secondo-  %^ 

Lìv.  Direi,  per  caftigarlo. 

Ben  bene  innamorarlo. 

E  quando  è  innamorato. 

Farlo  morir  di  rabbia  difperato; 
Eleo.  Ma  finche  s* innamora. 

In  vece  di  penar,  com  è  il  dovere. 

Vero  ,  o  falfo,  che  fia,  gode  un  piacere, 
D^r.  L'mdegno  fi  potria 

Punir  con  gelofia .  Su  gli  occhj  fuo! 

Scherzar  con  quefto,  e  quello; 

Per  farlo  difperar,  dargli  martello  • 
Eleo.  Con  voflra  buona  pace 

Nè  men  quefto  mi  piage. 

Orsù  la  mia  dirò. 

Dite,  fe  dico  bene,  sì,  o  nà. 

In  quella  Canzonetta,  eh' ei  cantava^ 

La  voce  alfottigliava  ; 

Cantava  or  da  Soprano,  or  da  Tenore^ 

Io  vorrei  far  in  modo. 

Che  obbligato  venifle  quel  villano 

A  dovere  cantar  fempre  il  Soprano  • 

X/V*  j  bxdsz.  in  vetita. 

S  C  E  N  A   I  L 
Roccaforte  ^  e  dette. 

Hocc.T^CcQ,  ceco.  Signore, 
Ju  II  voftro  difenfore. 

Eleo 


\a  Atto 
Eleo.  Si  è  veduta 

La  voftra  gran  bravura , 

Siete  fuggito  via  dalla  paura  • 
Mocc.  Vi  domando  perdono  i 

Io  così  vii  non  fono. 

Per  non  gettarvi  ai  piedi 

-Un  uonìo  trucidato  . 

10  mi  (òn  per  prudenza  ritirato. 
BleoM^L  che  far  intendete? 
J^occ.  Ecco  una  sfida, 

Ch'  io  mandare  deftino 
Al  nemico  Volpino.  In  due  maniere. 
Vendicarvi  pretendo. 
Prima  provare  intendo 
La  virtù  delle  donne ,  c  il  metto  loro , 
Poi  difender  con  Tarmi  il  lor  decoro. 
Eleo.  In  quanto  alle  parole 
Rifparniiar  le  potete. 

11  dritto  a  noi  di  favellar  conviene  j 
Poiché  tutte  di  lingua  diamo  benc,^ 

JSiocc.  Bafta ,  in  ogni  rnanìcra 
Difendervi  faprò, 

J>or.  lo  dubito  di  nò  . 

àcce.  Ed  io  dico  di  sì . 

Liv.  E  poi  ve'n'  andercte; 

Hocc.  Il  mio  valor  vedrete. 
Vedrete  far  del  traditor  macello 
Coir  aufpicio  gentil  del  voftro  bello  ^ 


Secondo. 

M'avete  v^fto  in  guerra? 
Eh!  Nò!  queft'è  l'errore. 
Faccio  tremar  la  terra , 
I  Monti  dentro ,  e  fora  5 
Mando  a  malora  Eferciti, 
Spianto,  fminuzzD ,  e ftcìcolo. 
Ma  bada  :  le  coftui 
Mi  fa  dei  beir umore, 
A  calci,  a  fcappcllotti 
In  polvere  andera . 
(  Quante  bugie  eh*  ho  detto! 
Mi  converrà  fuggir .  ) 

SCENA  III. 
Dtoralice^  Eleonora^  e  Livietta: 

Liv.  T  7  Ediara  cofa  fa  fare  • 
Eleo.  V   Lo  potiamo  provare^ 
Se  dirà,  fe  farà  quanto  promette, 
L'accettcrem  per  noftro  difenforej 
Ma ,  fe  faran  fallaci  i  detti  fuoi , 
La  vendetta  alla  fin  farem  da  noi. 
A  me  bafta  da  me  fola 
Contraftar  con  più  di  cento, 
E  ridurgli  in  un  momento 
A  tremar  da  capo  a  pie: 
Voi  che  dite?  vi  fentitc 
Di  coraggio  al  par  di  mc2 


3:2.  Atto 

Sì  Io  credo 

Cht  V  vedo  nel  fembiante 
D  ira  acce!  e  tutte  quante 
Il  bel  feflb  a  vendicar. 
Liv.  lo  fo  cofa  farò .      Dor.  Cofa  farete  ? 
IjÌv.  S'  Uomini  mi  verranno  per  i  piccai , 
Vendicherò  eoa  tutti 
L'onta,  che  fece  a  noi  Volpino  ingrato. 
Vfr.  Dunque  fia  caftigato 
Per  il  reo  l'innocente? 
Liv.  Non  men' importa  niente  . 
Voglio  con  tutti  guanti  effer  fevf ra  i 
Purché  il  reo  ncn  fi  falvi ,  il  giudo  pera . 

SCENA  IV. 

Dor  alice  ^  pai  Cafmiro^ 

fior.  T  O  fon  di  fdegno  ?Cf?ef^ , 
X  E' ver  contro  Volpino, 
Ma  nop  odio  pprò  gii  uofpipi  ti^tti  • 
Vendicar  rn]  vorrei  folp  di  qHellQ> 
E  per  me  ritjtpviarne  upp  pii^  bello  • 
Quefto  è  quel  Cafiniiro, 
Che  di  lontano ja  circondar  rnj  viene, 
E  sò ,  che  delle  dopile  dice  b?nf  • 

Caj.  [  E  '  qucfta  Doralice , 

Che  rendermi  potris  iictp,  f?li^c,  ] 

Dor.  (  Par,  che  s- accetti  9 
>  Caf^ 


S  E  C  O  N  tì  o  •  15 

Caf.  Gentil  Ponzciia, 

Sa^igia ,  vezzcfa ,  e  bella . . . 
2?or.  t  vciìate  con  me? 
Caf.  Con  voi  ragiono. 
Dor.  io  ne  faggia,  òignor,  ne  bella  fono. 
Tanto  più  faglia  fiet?, 
Quanto  mea  io  credete, 
E  ta(;to  pm  s  apprezza. 
Quanto  meno  oftentate  la  bellezza. 
Dor.  E  le  tale  tbls  io,  qual  per  boutade  é 
figurate  clV  io  lia  i 
the  prò,  k  a  gprni  noftri 
Gì'  uomuìi  Tono  avvezzi 
A  trattare  le  Donne  coi  difprezzi? 
Saf.  Signora,  io  mi  proteflb 

Adorator  dei  SifTo, 
Dot.  e  fperar  a  me  lice 

D' efiere  m  tuttp  il  fc(fo  io  lol  felice? 
Caf.  Sì  cara,  fi  tu  fei ,  e  ogaor  farà 

L'  arbitra  de!  m  o  corj 
J)$r.  Non  men  del  mio 
Amabil'Cafirniro 

Sei  ia  parte  maggior,  ersi  coftante 
Siegui  ad  amarmi ,  e  fiegui 
A  dir  bene  del  Icffoj  come  fai  ,* 
Che  amante  a  te  fedele  ognor  m'avrai.' 
Per  quei  labro  che  m' accende 

Dolce  foco  m  quello  petto  ;  \ 
Serberò  coftante  affetto  ^ 
E  per  te  fol  penerò. 

B  Ama-" 


f4  A  T  T  O 

Tra  gli  EHsj  anche  fcolpìta 
Serberò  la  dolce  idea, 
Deir  amabile  ferita 
Che  vivendo  m-ittìpiagò. 

SCENA  V. 
Cafìmiro  [do. 

CHi  dì  me  più  felice 
Se  arde  per  me  d' amor  X  idolo  tnìo 
Ma  chi  fa,  fe  dcgg'io 
Tanto  fperar,  e  che  alla  fine  poi. 
Non  poflTa  con  mio  fcorno 
Alia  mia  libertà  far  più  ritorno . 
Nocchier  che  s' abbandona 
In  fcno  al  mare  infido. 
Quando  lo  brama  al  lido. 
Sempre  tornar  non  può . 
Nel  pelago  amorofo, 
Refta  ramante  allerto. 
Ne  più  ritrova  il  porto 
Da  dove  fi  ftaccò . 

SCENA  VI. 

-Volpino  folo ,  pi  un  Servo  con  un  foglio . 

Yolp.  /^Omef  Tutte  mi  fcacciano, 
Mi  difprezzano  tutte? 

Eiior 


S  E  C  ONDO.  ^  JE 

E  non  vogHon  (entir  le  mie  ragioni  5 
Già  fon  cosi  le  Donne , 
Sono  tutte  così.  Quajido  in  la  teda 
Le  cole  a  modoìor  lì  fon  cacciate, 
Ragione,  o  non  ragioa,  fono  oftinateo 
jMa,  fe  la  voglion  meco, 
Gufto  ioro  darò. 
A  dir  princip  ero 

Più  nfìai  di  quel,  ch'ho  detto  pel  palTato^ 
Non  ne  vaò  piùlapcr,  fono  arrabbiato. 
Viene  un  Servo  ^  e  gli  da  un  'vtglietto  ^ 
poi  parte. 

Schiavo  fuo.  Viene  a  me?  La  riverifco* 
Qualche  donra  pentita 
QlicIìo  foglio  m  ha  fcritto, 
E  mi  manda  fenz  altro  un  qualche  invito. 
Leggiamo:  Al  temerario^ 
/    All'  audace  Volpino 

(  Grazie  a  Vu  Signoria .  ) 
Uria  disfida  Roccaforte  invia. 
Venga,  venga  a  duello 5 
Lo  infilzo,  lo  sbudello. 
Prima  colle  ragioni^  e  poi  colV  armi . 
Sofìerrà  delle  F emine  r  onore  ^ 
Delle  Ferrane  tutte  il  Difenfore. 
Venga ,  venga  chi  vuole . 
Celi' armi,  e  le  parole 
Solkner  quel,  eh* ho  detto,  mi  preparò r 
Contro  tutte  le  Oonne  or  mi  dichiaro. 
va  per  partire        ^2.  SCE- 


5^  Atto 

SCENA  VII. 
Livtetta^  e  detto. 

Liv.  /^Onrro  tutte  le  donnei 
Volp.  *>ì  Signora. 

E  coi»rro  !eì,  k  fa  bifouiìo,  ancora. 
Liv.  Badare  ben,  che  ve  ne  pentirete. 
Volp.  Ma  che  cofà  ho  datar?  Tutte  arrabbiate 

Siete  contro  dì  me? 

Tutte  mi  dìfcacciate, 

M  odiate,  e  mi  IprcEzate. 

lo,  che  p  ù  non  mi  vedo  accarezzato. 

Patio  contro  di  voi  da  difpcrato. 
Lit/.  Povero  il  mio  Volpino, 

Povcrin,  poverino 

Caro ,  venite  qui ,  vi  voglio  bene  > 

Vi  voglio  accarezzare .... 

Andatevi  ben  bene  a  far  (quartate . 
Fclp.  Ecco,  e  dovrò  dir  bene 

Delle  donne  così? 
Liv.  Così  le  Donne 

Trattan  chi  dice  male. 
F&ip.  Eh  fletè  avvezze. 

Per  ingannar ,  a  finger  le  carezze . 

Ma  giacdì'è  rojta,  rotta  lia  per  fempre. 

Roccaforte  mi  sfida  ; 

Tutto  il  male  dirò,  che  dir  pois' io 5 

E  quando  il  labbro  mio 

Non  badi  y  colla  (pada 


Secondò.  5> 

Io  foftcrrò  alle  ftrcttc , 

Che  fiere  galeotte ,  c  maladette , 

Delie  donne  in  faccia  al  mondo 
Vuò  parlar  dell'  empia  fcola . . . 
Ah  mi  manca  la  parola 
DaPa  bile,  che  ho  nel  cor. 
Son  cattive,  egli  è  cesi. 
Chi  mi  fcnte,  dice,  si: 
Lo  diceva  jeri  V  altro 
Un,  eh* è  furbo,  e  molto  (caltro: 
Sì,  Signora,  così  Te, 
E  lo  io  il  filo  perchè 
Stia  pur  certa  rilluftriffima 
Signorina  O0èrvandiffima, 
Quel,  che  dico,  è  verità. 

SCENA  Vili. 

Lwktta^  poi  Flaminio^ 

Liv.  \M  A  quando  fi  fiaifcc  (  vcàfi 

IVJL  Dì  dir  mal  delle  Donne?  Oggi  do- 

Far  la  noftra  vendetta , 

Ma  s'afpcfta^  safpctta,  croai  non  viene  5 

E  fi  dice  fia'or  più  mal,  che  bene. 
Ilam.  Lìvietta,  su  venite. 
Ltv.  E  dove  ho  da  venir? 
Flam.  Dove  alla  pugna 

Roccaforte  ,  c  Volpino 

Or 


38  Atto 

Or  ór  fì  accingeranno. 
Entraoìbi  fofteranco. 
Prima  colle  parole,  e  poi  coir  armi, 
La  ragion,  i* opinione, 
E  vicini  già  fono  alla  tenzone. 
Ziv.  E  voi  nel  gran  cimento 

Non  ardire  entrar? 
Flam.  Signora  mia, 
Delle  Don  t  e  (on  io  buon  fervitorc  ; 
Ma  per  battermi  poi  non  ho  gran  core; 
Piuttofto  a  dir  il  vero 
Con  que  voftri  occhi  bei 
Tutto  pieno  d'?mor  guerra  farei: 
Nel  refto  poi  Liv'ccrà 
Son  Uomo  indifferente  . 
Tale  mi  ha  refo  il  mondo 
Vada  come  fi  vuol  non  mi  confondo . 
11  mondo  è  una  fcala 

Non  dico  di  più , 

Chi  fale  aìT  in  su 

Chi  fcende  all'  in  giù 

Chi  falta  di  qua 

Chi  balza  di  ià 

Chi  viene  in  grandcza 

Chi  vi  in  povertà. 

Per  me  fe  la  forte 

Contenta  il  mio  core 

Un  tenero  amore 

Godere  mi  fa. 
^  SCE- 


Secondo. 
S  c  E  N  A  IX. 
Livietta  fola . 

Roccaforte  ha  sfidato 
Volpino  alla  tenzone 
E  terrà  d' Eleonora  la  ragione  • 

10  non  avrò  ncflbno 
Che  combatta  per  me.^ 
Mifera  abbandonata 

Sarò  fra  il  nobil  feflTo  ?  ah  fon  pur  fcioccà 
E  affligermi  non  devo,  a*  una  ragazza 
Galante,  c  di  buon  core 
Mancar  certo  non  puoi  un  Prottctote 
Se  poi  per  qualche  evento 

11  primo  a  mancar  viene, 
Si  vede  in  un  momento 
Correre  il  terzo,  il  quarto 
Per  occupar  quel  core 

Cui  fmanie  sà  deftar  un  dolce  amore  • 
Ho  veduto  tante,  e  tante 
Sofpirar  per  un  Marito 
Ed  appena  egl*  è  sbafito 
Ritrovare  il  fucccflor . 
Per  due  giorni  lagrimofe 
Fan  le  mcftc ,  e  le  ritrofc 
Ma  paffato  il  terzo  dì 
Le  fentite  a  dir  così . 
Viva  chi  Vive 
Chi  è  morrò  e  morto 
Dolce  conforto 

B4  Bra- 


4Ó  Atto 
Brama  il  m-o  cor. 
Non  vaò  ftar  (olà 
Vuò  mantarira 
Vuò  COL  armi 
Col  Dio  d'amot. 

SCENA  X. 

Voralice  (ervita  da  Caftmiro  ^Eleonora  fervità 
da  Roccaforte^  Lev  etta  da  Flaminìb^  è 
poi  Volpino ,  tutti  vanno  a  jederé 
al  loro  pojìo . 

CORO 

Viva  il  Fcmineo  Scflo, 
Vivaa  le  Donne  tutte. 
Sian  bdle,  o  fiano  brutte, 
Vivan  le  Donne  ogiior, 
koce.  Dov'è,  dov'  è  coiui. 
Che  dice  raa'e  del  femmineo  Seflfo? 
Venga ,  meco  a!  cimento .  Io  mi  protetto 
Difenfor  delie  Donne. 
Volp.  Eccomi  lefto. 

Rocc.  Rendi  ragion ,  perchè  col  labbro  audace 
Okraggiafti  le  Donne. 

Volp.  O  fe  volefli 
Render  ragion  del  mail ,  eh' ho  detto ,  avrei 
Da  parlar  quattro  mefi ,  e  forfè  fcì . 

Rocc,  Perchè  fon  Galeotte? 

Volp.  Perchè  fanno  Sot 


S  É  C  Ò  ND  O.  41 

Sotto  fpccie  del  ben  \ elìderci  il  danno. 
Rocc.  Se  il  denar  mal  fi  fpende, 

Colpa  è  del  Compracor,  non  di  chi  vende  • 
Volp.  Co'iofcon  r  Uomo,  quando  è  irinamora- 

E  quando  è  ben  legato,  (ics 

Lo  trattano  da  pazzo , 

E  fanno  del  mef^hin  ftrage,  è  ftrapazzo. 
Rocc.  Un  Uomo,  ch'ha  giudizio. 

Deve  alle  (ue  pallion  ponere  il  freno. 

Impari  TUomo  a  innamorarli  meno. 
Volp.  Sono  le  Donne  avafe  • 
Rocc.  L'  avarizia 

In  elfo  non  è  cólpa . 

Quando  fono  fanciulle, 

Si  chiama  ritrosìa; 

Quando  fon  maritare ,  economia  : 
Volp.  Sono  infide,  incoftanti . 
Rocc.  Imparan  dagli  Amanti,  ^ 
Volp.  So!3o  finte,  e  mendaci. 
Rocc.  Gli  Uomini  nel  mentir  fono  più  audaci. 
Volp.  Son  trifte ,  lufinghiere  . 

Noftre  nemiche  vere, 

Amanti  di  difcordie,  e  di  vendette  5 

Si,  fono  Galeotte,  e  Maledette. 
Rocc.  Olà,  fofFnr  non  voglio 

Quel  temerario  orgoglio , 

Con  cui  fi  oltraggia  il  Femr::iinile  onore; 

Predo  ineco  a  pugnar  vieni ,  le  hai  core . 

in^pugna  la  fpada 
VollK 


4*  Atto 
Voìp.  Eccomi  a  Te. 

impugna  la  fpada^  e  s'avanza^ 
Rocc.  Bel  bello. 

Se  abbiamo  a  far  duello , 

Non  VI  vuol  tanto  foco. 
Volp.  Noì  mi  poflò  tenere. 
Rocc.  A  poco,  a  poco. 

Via  mettiamoci  in  guardia. 
Volp.  Eccomi  qui . 
Rocc.  Oh  facciamo  così. 

Dite,  che  per  ifcherzo 

Dal  voftro  labbro  la  parola  è  ufcita , 

Ed  io  Volpin,  vi  donerò  la  vita. 
Volp.  Eh  corpetto  di  Bacco 

Battermi  omai  vogl'io. 
Rocc.  Ehi  mettiamoci  in  guardia,  Padron mio, 

(  Ah  che  ci  fono . . .  Òhimè  ! . . 

Dov*  è  la  mia  bravura  ?  ) 
Volp.  Il  bravo  Difenfor  muor  di  paura .) 

Pretto.  Ah!  {tira 
Rocc.  Alto.  Eh!  (para 
Volp.  Prendi.  Ah!  {tira 
Rocc.  Ferma.  Eh!  {para 
Volp.      Mori  .Ah  !  (  incalza 

Rocc^  Piano.  Eh.  [rincula 
Volp.  Lafcia.  Eh!  {va  alle  prefa  della 
Rocc.      Sono  in  terra ,  {fpada 

Sono  in  terra. 
Volp.      Sono  io  guerra, 

Sono 


S  E  C  ONDO. 


Sono  in  guerra. 
Chi  vuol  niente  venga  a  me  • 
Eleo.  Io  difendo  b  donne,  eccomi  a  te. 

Eleonora  colla  fpada ,  che  trova  di  Rocca- 
forte ^  sfida  Volpino. 
Volp.  Vói  coir  armi/* 
Eleo.  Io  con  l' armi .  E  cofa  credi , 
Che  le  donne  non  abbiano  valore  > 
A  combatter  con  me  vieni,  fe  hai  core; 
Rocc.  Brava,  brava  davvero. 
Ecco  vi  fono  apprefib . 
Animo,  combattete;  Evviva  il  Seflb, 
Volp.  Ehi  Se  cosi  volete. 
Con  voi  combatterò, 
E  delle  donne  mi  vendicherò  • 
Eleo.      Pretto.  Ah!  (//Va 


Volp.      Sono  in  terra, 

Sono  in  terra. 
Eleo.      Sono  in  guerra. 

Sono  in  guerra. 

Chi  vuol  niente  venga  a  me  • 


Volp. 
Eleo. 
Volp. 
Eleo. 


Aito.  Eh! 
Prendi.  Ah! 
Piano.  Eh! 
Lafcia.  Ah! 


{para 
(  /*  incalza 
(  rincula 
(  'va  alle  prefe 


44  Atto 
CORO. 
.  Viva  il  Femineo  fello. 
Vìvan  le  Donne  tutte, 
Sian  belle,  ofiano  brutte 
Vivan  le  Donne  ognor. 

Tutti  partMP  fuorché  Volano 

SCENA  XL 

Volpino^  pei  Livietta^ 

yblp./^U  povero  Volpino; 
V>/  Ora  sì ,  che  ftò  bene 

Sprezzato,  difarmato,  fvergognato; 

No  so  più  cofa  far,  fon  difperato. 
Liv.  Bravo,  Volpino,  bravo; 

Veramente  vi  fiere  fatto  onore* 
yb/p.  Cagne,  ladre,  afTafllne, 

Finito  avrete  di  mortificarmi . 
Liv.  Perchè  dite  cosi? 
ì'o/p.  Voglio  amazzarmi. 
Zfv.  E  pur  mi  fa  pietà. 
Fo/p  Non  ho  coraggio 

Di  lafciarmi  veder . 
Liv.  (  Se  io  mi  credeflì 

Non  effer  oflervata, 

Confolar  lo  vorrei.) 
Folp.  (Che  diranno  di  me  gli  amiei  miei?) 
Volpino* 

Folp. 


Secondo.  45^ 

r^/p.  Che  volete.*^ 
Liv.  Ancor  nemico  fiere 

Di  tutto  il  noftro  feflb 
Volp.  Eh  nò  Signora  ,  addeflb 

Principio  a  dirne  bene. 

(  Per  la  paura  dir  così  conviene .  ) 
Liv.  Se  dicelìe  da  vero ,  fi  potrebbe 

Il  tutto  accomodar. 
Folp.  Come? 
Ltv.  Davvero, 

Che  mi  fate  pietà . 
Volp.    Dunque .... 
Liv.    Ma  temo  , 

Che  non  fiate  fincero  ; 
Volp.  Giuro  fuilVonor  mio,  che  dico  il  vero; 
Ltv.  Se  volete,  che  io  polTa 

Trattarvi  come  prima,  e  amarvi  in  pacc^ 

Delle  Donne  dovete 

Dire  tutto  quel  ben ,  che  Voi  fapete . 
Folp.  Farlo  mi  proverò , 

Ma  non  sò ,  le  a  dir  bene  io  riufcirò . 

SCENA  XII. 

Eleonora^  poi  Roccaforte^  e  detti. 
Eleo.  /^Ome!  Livietta  parla 

Col  nemico  comune  ì  O  là  fcaccìatc 
Qucll  indegno,  quel  vUe. 
liv.  Egli  è  pentito, 

Epeif^ 


4(?  .Atto 

E  perciò  con  ragione 

V  ho  prefo  folto  la  mia  protezione . 
Eleo.  Protegger  non  dovete 

Un  codardo,  un  villano; 

Un,  che  vinto  già  fu  dalla  naia  mano. 
Foip.  Sì,  sì,  a  voL\ro  difpetio 

Da  Madama  Liyictta  fon  protetto. 
A  voi  mi  raccomando, 
E  ben  di  voi  dirò. 
Liv.       Sì,  sì,  non  dubitate, 

Ch'  io  V  difenderò.  X  abbracìa  aLiv. 
E/e^.      O  la ,  che  cofa  fate  ?. 

Lafciate  il  I  raditor. 
Lpv^      Voi  non  mi  comandate, 

I ./     Vuò  far  quel,  che  mi  par. 
Folp.      Pentito  già  fon' io. 
E/e$.     Noq  credo  a  un  menzogner. 
JLtv.      Volpino  adclfo  è  mio. 
E/eo.      Egh  c  mio  prigioniera 
JRocc.      Son  quà,  fon  qua.  Signore 

Son  voftro  difenfore  ♦ 
Eleo.      Andate  non  vi  voglio. 
Lf'u.      Di  voi  non  sò  che  far.^ 
Folp.      Che  bravo  difenfore, 
.   Che  tutti  fa  tremar/ 
Eleo.      Volpino  venga  quà . 
làfc-    Volpino  non  verrà. 
Rocc.      Signora,  fon  quà  io. 
Eleo.      Andate,  noa  vi.  voglio; 


Secondo.  àff 
Rocc.      Livietta ,  fon  da  voi  • 
Liv,      Andate  pur  da  lui. 
Eleo.      Volpino  voglio  qua . 
Liv.      Volpino  non  verrà. 
Eleo,      Volpino  non  verrà     .fi  burlano: 
Liv.      Volpino  venga  qua. 
Eleo.  Pettegola. 
Liv.      Infoiente . 
a  2.      Se  tu  mi  fotti  arrente! 
noce.      Fermatevi,  tacete. 
Folp.      'Signora...  sd  Eleonora 

Eleo.      Andate  via. 
noce.      Signora ....  a  Liv. 

Liv.      Via  di  qua. 
Eleo.      Volpino  venga  qui. 
^  4.      Chi  vuole,  chi  non  vuole j 

E' un  vivere  arrabbiato 

Il  vivere  così. 

Sia  maledetto  voi* 

Andate  via  di  qua; 


Fine  dilt,Aitto  Secondo  t 


ATTO  HI. 

S  C  E  N  A  I. 

CafimÌYO^  Doralice^  e  Livietta. 

C^/T  riva,  viva  il  bel  fcflb; 
V   Voi  ftece  Vincitrici, 
Siete  trionfatrici  1 
Ne  vi  farà  fra  noi 
Chi  ardifca  di  parlar  male  di  voi  • 
Liv.  Volptì  o  è  già  pentito,  cm*  hapromcflb 
Per  acquifìar  il  fcflb 
Contro  di  ini  fdegoato. 
In  pubiico  dUdir  le  cofe  dette, 
Pentirfi  d' aver  detto  rrialedette  • 
Caf.  Il  di  iui  pertimento 
Dunque  accettar  conv'ene  : 
Far ,  ch'egli  ego  ragion  pofla  dir  bene. 
Lw.  Doralice  venite, 
Dov' altre  donne  unite 
Saranno  in  faia  aperta. 
Di  Volpino  9  ricevere  la  fcufa; 
Qiiefta  folenne  udienza 
Si  dee  dar  con  decoro  ,  e  maeftàj 
Così  vuol  la  decenza  : 
Noi  pofte  in  gravità 
A  ncftri  pie  vedremo  quel  birbante 


Ter  z  o  .  49 

In  aria  fupplicante, 

E  a  rendere  il  tnojfo  più  compito 

Un  r  unicroto  invito 

Dcv'  jccrclccfc  in  mt  la  coofurìone  ; 

Poi  perdon  gli  s'accordi,  10  noi  coarcndo, 

Ch  CI  fìa  però  pretendo  an  imgoiar  favore  5 

Così  eh  il  beiV  umore 

Fa  eoa  le  donne,  pcnfa 

Di  poterei  burlare, 

D' amare ,  o  non  amare  a  fuo  talento 
Impari  da  Voipm,  che  gl?c  io  iniegna. 
Che  (Irve  li  vini  fedo,  e  il  lìolko  regna; 
Sembra  un  core  uiaamorato 

Un  merlotto  nella  gabbia  . 

Che  la  morde:  vi  s  arrabbia^ 

E  da  quello,  e  da  quel  iato  , 

Per  fuggir  di  capo  da . 
Poverini  che  peiilate 

DI  fottrarvi  a  notiti  lacci 

Poverini  v'ingannate. 

Se  fperate  liberta* 

SCENA  II 
Dot  alìce  ^  e  Cafimiro: 

Dor.  T?  ^  Ver  del  fello  mio  (cale 
JlL    Ciodo  ie  glorie  a  ich'  io  j  ma  più  mi 
Caiuuuo  diktto, 

C  W 


Atto 

II  pofifeOb  goder  del  voftro  affetto. 
Caf.  Del  mio  cor  vi  adicuco . 
Dor.  Mi  farete  tedei  ? 
Caf.  Ah      ofFcndete , 

Dubitando  di  me. 
por.  Voi  ben  fapetc  . 

Che  pieno  di  timore 

In  ua  cor, che  ben' ama,  è  lèmpre  amore, 

parte 

SCENA  IIL 

0 

Cafimiro ,  poi  Eleonora  • 

€a[.  f  L  dir  mal  delle  Donne 
Jt  In  fatti  è  cofa  dura; 
E'  una  colpa  crudcl  coatro  natura.  . 
Io  non  Tho  fatta  mai, 
E  mai  non  la  farò. 

Sempre  ben  ne  dirò ,  come  or  ne  dico , 
Perchè  fon  delle  Donne  buon  amico. 
hl€o.     Largo,  largo:  è  qui  la  brava 
Che  ha  diRfo  ii  nobil  Scfibi 
Tutti  adeflb 
Avran  timor. 

Chi  m'inchina,  ed  io  non  bado. 
Chi  mi  chiama,  ed  io  men  vadoj 
Chi  folpira^ 

E  chi 


Tèrzo.  51 

E  chi  delira  5 

Ma  rìtponderc  anch'io  sò« 
Galeotti,  maledetti, 
lò  di  voi  mi  riderò, 
Caf.  Eleonora,  badate 

Voi  pure  a  quel,  che  fatcj 

Non  prendete  a  fprezzar  g^i  uomini  tatti  . 

Perchè  fi  vederan  dei  cafi  brutti . 
Bleo,  Di  voi  non  ho  paura. 
Caf,  Nella  voftra  bravura 

Non  fidare  cotanto  io  vi  configlio  j 

Voi  correte  un  periglio 

Che  vi  difpiacerebbe  tanto  tanto. 

Che  gli  uomini  vi  lafcino  da  un  canto* 
I.lto.  Che  cofa  importa  a  noi  ? 
Caj.  Che  cofa  importa  ? 

Ditemi,  perchè  fate 

Studio  di  parer  belle!  Ed  à  qual  fine 

Coltivate  la  guancia,  il  labro,  il  crine? 

Quefte  fon  l'armi  voftre;  e  fe  vincefte 

Col  brando  un'uomo  a  cafo. 

Il  mondo  è  perfuafo. 

Che  più  della  fortezza, 

S'abbia  a  temere  in  voi  grazia,  e  bellezza* 

parte 

SCENA  IV. 
Eleonora^  Roccaforte^  e  Flamwio. 
Eleo.X^  Ica  pur  ciò  che  vuole  j 

xJ  Voglion  edere  fatti,  e  non  parole, 
C  2  la 


|i  Atto 

Io  tanto  io  fo  vedere. 

Che  sò  cfler  bnifanre,  c  valorofa; 

Che  fon  buooa  per  Tuaa  ,  e  l'altra  cofaé 
ÌLùcc,  Madama,  ho  proveduto 

Una  fpada  sì  forte. 

Che  fa  tremar  la  morte. 

Con  quella ,  sì ,  con  qucfta 

Farò  cofe  ftupende,  c  ccfe  ftrahe, 
Eho^  A  idare,  andate  ad  infilzar  le  rane. 
Race,  S'io  cadcf  nel  cimento, 

Fu  cafo,  e  non  viltà.  Quello  fon'io^ 

Che  ucdfe  tanti,  c  tanti, 

E  Gocrrieri,  e  Giganti, 

E  Cava  ieri  erranti. 
Bleo.  E  Leoni,  e  Pantere,  ed  Elefanti. 
Jifscc.  Come!  Non  lo  credete? 

Tibnrzio,  dov^  fei? 
Elcù.  Non  chiamate  Tiburzio  in  teftimonioj 

Sò»  che  fiere  un  Demonio  5 

Una  bcftia  feroce  un  animale. 

Che  fi  pela,  e  ti  mangia  in  Carnovale. 
Rocc^  Dire  ciò,  che  voicte; 

Si,  deìle  Donne  il  difenlbr  fon' io 5 

Tsi'e  i'impesjno  mio, 

E  tale  omoT  fari: 

Qadlo,  di  to  far  dc^li^a,  fi  vedrà. 


SCE 


Terzo, 


,         SCENA  V- 
Folpim  y  Eleonora  . 

yolp.  {  TJ"  Cco  appunto  Eleonora  5 
JC  Io  privato  vorrei 

Aggiuftarla  con  lei.  ) 
Eleo.  Olà,  che  vuoi  tu  qui  ì 
Volp.  Signora  riiia  .  .  ... 
Eleo.  Vanne  lungi,  o  ribaldo, 

Fuggi  dagl*  occhi  miei . 
Folp  Pietà:  fo,  che  ho  fallitq, 

So,  che  una  beftia  fono,,     r^o  . 

Ma  or  né  chiedo  "pentito  a  voi  perdono» 
Eleo.  Non  merita  perdono  un  fccllcrato> 

Che  del  IcflTo  gentil  tanto  ha  fparlato  • 
Folp.  Confeflb  il  mio  delitto,  ..^.^ 

Ne  dimando  il  caftìgo:  / 

E  vuò,  che  fiate  voi 

lui  prima  in  fra  le  Donne 

A  farmelo  provar  tutto  compito. 
Eleo.  Non  rifiuto  il  partito: 

Ma  farai  pronto  poi  ^ 

A  far  quanto  dirò  ?  of^  i[?r 

V^tp.  Ammazzatemi  allor ,  fe  noa  lo  fò. 

Ma  poiché  il  nobil  feflfo 

Avrò  in  faccia  dèi  Mondo 

De'  torti  compenfato? 

C  ;  Eleo 


^4  Atto 

ì,ieo.  Ilitorncrai  nel  tuo  primiero  ftato; 

(  Lufingarla  convien  per  trarlo  al  fine 

D'ogni  difcgBO  mio.  ) 
Volp.  Dunque  a  ciò  fare 

Non  tardiamo  un  momento  { 

Che  ogni  momento  un  ifecolo  rhi  pare. 
ileo.  Non  tanta  fretta  :  in  pria 

Si  deve  radunar  il  popòi  tUtto; 

Accioccliè  fia  palefe 

Il  pentimento ,  come  fur  le  olPefc . 
Volp.  A  tutto  mi  rimettcf , 

E  bene,  e  male  ciecamente  accetto* 
ileo.  Bravo  :  fe  ciò  farai , 

Qualche  cofa  di  più  Tperàr  potrai  » 
Volpi  Levatemi  di  pena , 

Ditemi  sù ,  che  cofa 

Potrò  fpcrar  dà  vói  ? 
'Eleo.  D  avermi  Spofa  : 

Ma  Spofa  a  modo  rìiid . 
Volp.  Si  fpieghi  meglio,  die  capir  pofs* io. 
Eleo.  Io  fon  di  un  certo  umore  . 

Che  vuò  {entirtìii  can^at  fpfcirt)  aricite , 

Raccontar  iftoriettè^, 

E  mi  ir  a^trc  colette  a  qtj^effc^  tfgtià^il 
Volp.  Ma  quefto  voftro  uotòr ,  Signorflf  lilla 

A  dirla,  come  intendo; 

Egli  è  una  fol  ennifli  irta  spaiai  a . 
Eleo.  Ha  ciafcuno  la  (dà:  quefta  è  la  mtàV 

Se  a  quefti  patti  accomodar  ti  Vuoi  ^ 


T  E  R  Z  ©•  1/ 

Tu  mio  fpofo  farai . 
Volp.  Eh  che  di  lei  mi  maraviglio  aflai. 

Far  patti  ad  un  par  mio? 

E  che  )  Forfè  fon'  io  un  Uv.m  da  poco 

Da  pigliar  fi  per  gioco? 

Son  un'  Uomo  di  garbo ,  un  Uom  di  feuno^ 

Che  non  mi  perdo  in  cofe  da  bambini  . 

Eleo.  Ma  fenti  almen^  

Folp.  No,  no:  ficuramente 

Per  quefta  via  non  ne  facciamo  niente . 

in  att&  di  partire 

Eleo.  Fermati,  non  partire. 
(  Tutto  convien  foffrire, 
Se  la  noftra  vendetta  io  viiò  compita,  ) 
Volp.  Se  non  levate  i  patti,  ella  è  tinita.  ^  ;:; 
Eleo.  Vien  qua:  vaò  contentarti: 
Sono  pronta  a  fpofdtti. 
Anzi  da  quello  iftante  ^ 
Già  puoi  far  conto  ,  che  tua  fpofa  io  ^il 
Tolp.  Of  fiete  il  mio  piacer,  la  gioja  mia. 
Amabile  vezzofa , 
Dolce  mia  cara  fpofa, 
Che  bel  goder  contenti. 
Che  fòrtunatò  amor, 
Eli$.      Beli'amorin  graziofo 
Amàbile  vezzofo, 
Che  beli' amar  conVchti 
Che  fortunato  amor. 
VqJp^      Sarai  mia  fida  Ipola, 
\       ^  Eleo* 


A  T  T  O 
Eleo.  Per  te  farò  smorofa. 
a  2.  Lieto  (ara  il  mio  cor 
Volf.      Quando  fpola  tu  farai 

Mio  tcforo,  che  farai? 
'Eleo.      Lo  vedrai 

Sentirai 

Che  bei  verfi  ti  farò 
Vol^.      Come  ?  vcriì  o  quefto  nò . 
Eleo.      Senti ,  fènti  un'  iltonella . 
Volp.      Non  Taicolto. 
f/f^.--  Beila  bella. 
Pi>ìp7      Non  m'importa. 
E/eo.      Corta  corta  . 
yolp.      Che  pazienza  !  Dilla  sù . 

Una  volta  e  poi  non  più. 
Eleo.      D'una  giovane  Regina 

Che  regnava  nella  Cina 

Lina  cofa  ti  vuò  dir. 
f^olp.      Ma  via  predo. 
E/eo.      Nella  Cina 

Era  tanto  bella  bella, 

Che  pareva  chiara  fteila. 
yolp.      E  cosi.... 

E  così  t|uand'è  finita? 
Eleo.      La  Regina  s' è  invaghita. 

D' un  Villan  s  è  innamorata 
Folp.      E  così. ... 
Elee.      Fu  trasformata 

Da  una  Strega  in  mi  Gattino, 


Terzo,  57 

rolp.      Bafta,  bada. 

E/eo.      Or  viene  il  buono 

E  cosi.... 
Fo/p^      Non  poflb  più 
E/eo.      Anche  quefta  e  poi  non  pia* 

il  cosi .... 
Fo/p.      E  così .  ' . . 
E/eo.      Il  v  llano  ritrovò. 

Il  Villano,  e  la  Regina 

E  la  Strega,  e  la  Gattina: 
Fo/p.      E  così.. .  . 

Non  poflb  più . 
Eleo.      Anco  quefta  e  poi  non  più; 

SCENA  ULTIMA. 
Folpino^  Roccaforte  e  détti. 

RoccrY\  Oiine,  donne,  ecco  il  nemico, 
jLjf  Roccaforte  a  voi  guidollo; 

Eccolo,  Donne ,  sì  quel  rompicollo 
Don.       Ah  ah,  che  bella  cola!  ridono 
Eleo.  Sù.  via,  parla,  ritratta 

Le  parole  (corrette . 
Fol-^.  Se  ho  detto  maledette. 

Vi  dimando  perdono. 
Don.  Bravo,  bravo. 
Folp-  Se  ho  detto  Galeotte , 

Mi  pento  ^  e  chiedo  Icufa  « 

Doìm 


A  T  T  O 

J)onn.  Evv'va,  evviva. 

EUo.  Pretto,  Tatto  fi  feriva  nel  PfoccfTo 

Volpin  lo  difle  a  <ioi  vinto,  c  confcflb:  ^ 
Rocc.  Se  ivafì  :  Di  condurlo  ebbe  i'  onore 

Roccaforte  del  Scflo  il  Difenfore, 
Volp.  Sarete  più  fdeg;narc  > 
Siete  ancor  vendicare  f 
E/eo.  Ora  contente  fiam  ). 
Volp.  Mi  perdonare  ancori 
X>onn.  Vi  perdoniaoìo. 
Folp.  E  contento  aneli'  io  fono,  e  vi  prometto 
Infiii  chMO  viverò 
Di  dir  Bfcnc  di  voi,  fc  mai  potrò. 
Donne. 
Che  bel  piacer  s  è  avaro 
Un*  uomo  fi  è  veduto 
A  chiederci  pietà,  j 

Tl4ttÌ  .  I 

Le  donne  vendicate,  ! 
Saranno  con  folate.  i 
Più  ttial  non  fi  diràé  j 
Volpino .  I 
Volpino  di  {graziato  j 
Pm  odiato  noa  farà; 

tutti.  I 
Le  donne  vendicare 

Saranno  conlolatc.  ! 
Più  mal  non  fi  dirà;  j 
FtfàC  del  Dramméi 


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